L’INVIATO SUL DIVANO/ Un GP a ritmo di Sambaaaa

I misteri brasiliani, la regia con non spiega, i commenti sarcastici e i dubbi mai sopiti, mentre in pista ci danno dentro da matti
Saranno stati la caipirinha, il churrasco o le ballerine brasiliane, ma sta di fatto che il Gp di Brasile è stata in assoluto una della gare più imprevedibili e divertenti di tutta la stagione.
Sarà che vedere Hamilton sbattere contro il muro da solo come un pollo, (probabilmente sarebbe stato meglio esagerare con le caipirinhe domenica sera e non venerdì sera ci viene da pensare) dopo 3 minuti dall’inizio delle qualifiche, ha del comico; soprattutto se si pensa che pochi istanti prima aveva dichiarato che avrebbe voluto vincere anche le ultime due gare proprio per dimostrare alla persone perché “è lui il campione del mondo”.
Sarà che vedere Vettel mancare la pole anche con Hamilton fuori dai giochi regala qualche punto di domanda a tutti i tifosi, come se già non ce ne fossero abbastanza. Sarà che Ricciardo tanto per cambiare partirà da metà gruppo perchè dovrà subire penalità per la sostituzione di qualche componente. O sarà anche che Verstappen non partirà vicino a Vettel quindi si spera di riuscire ad evitare l’ennesimo contatto tragico, con buona pace di tutti i meccanici Ferrari e RedBull a cui quest’anno andrebbe riconosciuto un aumento di stipendio, o perlomeno un premio, visto l’elevato carico di lavoro causato dai continui contatti dei due piloti in pista.
Tralasciando per un attimo l’ennesimo tentativo della regia di screditare Hamilton, facendo passare per negativo anche il gesto dell’inglese di andare ad abbracciare e fare i complimenti al compagno di quadra, autore della pole, resta però il fatto che ascoltare per 60 minuti la gioia di chi ha visto sbattere contro un muro (a sinistra da Sky Sport F.1) un campione del mondo in maniera velatamente (e nemmeno troppo velata) sarcastica ha più del tifo che del professionale; e da casa, passati i primi cinque minuti di divertimento è risultato abbastanza noioso. Hamilton è stato un pollo è vero, ma perlomeno è stato pollo dopo aver vinto il mondiale, non durante.
La gara, come del resto già appariva evidente sulla carta il sabato, è stata una delle più entusiasmanti.
Vettel, partito secondo, è riuscito a ritrovare la partenza giusta che ormai mancava da qualche gara ed ha bruciato Bottas portandosi subito in testa alla corsa; posizione che ha difeso fino alla bandiera a scacchi con una gara semplicemente perfetta.
Hamilton, partito dalla pit lane ci ha regalato una rimonta stupenda arrivando fino a ridosso del podio; Ricciardo ci ha insegnato che la fisica a volte può essere battuta, frenando in punti impensabili; Verstappen, probabilmente distratto dalle ballerine brasiliane, non ha trovato l’assetto giusto ed ha litigato per tutta la gara con le gomme, restando completamente fuori dalle lotte; e Massa, idolo del posto, al suo secondo addio alla F1 è riuscito a commuovere ancora tutti regalando una gara fantastica ed immagini davvero emozionanti .
La Ferrari voleva vincere, lo diceva da 3 gare, e finalmente il Brasile ha riportato qualche sorriso tra i visi di Maranello. Vettel primo e Raikkonen terzo, due Ferrari sul podio; non è doppietta come Monaco e Budapest ma è comunque una grandissima prestazione. Serviva una risposta ferma, serviva una vittoria, non per il mondiale che ormai è già nella mani di Lewis da due settimane, ma serviva alla squadra, ai ragazzi che lavorano al box dando sempre il massimo e serviva un po’ anche ai tifosi.
Se da una parte la gara di ieri riporta sicuramente positività, dall’altra fa aumentare un po’ di più il rammarico per il mondiale perso.
Nonostante la bellissima vittoria viene naturale, guardando i tempi, chiedersi come sarebbe andata con Lewis in gara e non costretto alla rimonta dalla pit lane; è vero che il motore nuovo montato dall’inglese aveva una mappatura aggressiva considerato il fatto che non ha dovuto cercare il compromesso per la qualifica e che i km da completare sono veramente pochi mancando la sola gara di Abu Dhabi, ma è vero anche che il passo gara di venerdì era comunque buono e se Bottas, che di certo non è tra i più fenomenali, è rimasto comunque a soli due secondi da Vettel, forse con Hamilton in gara la vittoria de tedesco non sarebbe stata così semplice. La Ferrari non aveva motivo di spingere ed aumentare il gap oppure più di così non si poteva fare?
Qual è il vero valore della Mercedes se da una parte ci parlano di un Bottas mediocre e dall’altra di un Hamilton veloce solo perché con il motore aggressivo? Perché tutto questo clamore per la rimonta di Hamilton, quando Vettel ha fatto la stessa cosa in gare passate? E come mai la RedBull di Verstappen, un missile in Messico, si è trasformata in un zucca stile carrozza di Cenerentola a mezzanotte?
Sarebbe bello anche capire, perché da casa, oltre a sentire una marea infinita di complimenti ci piacerebbe trovare anche delle risposte, non solo degli eroi da applaudire senza capirne il reale valore. Perché l’impressione è che comunque ci sia sempre una giustificazione pronta, prima l’olio motore, poi la mappatura aggressiva, la candela rotta, l’irruenza di Verstappen, la “sospensione irregolare”…ma sta di fatto che da casa non si capisce mai dove inizia il merito dell’uno e dove finisca il demerito dell’altro.
In Brasile abbiamo visto due fantastiche rimonte, quella di Hamilton e quella di Ricciardo, una bellissima vittoria di Vettel, un Bottas in attesa di un segnale da non si sa chi per spingere il piede sull’acceleratore, un Kimi finalmente attivo in grado di tenere dietro tal Mr Hamilton, un Alonso a punti con la bicicletta giapponese e un Felipe Massa tra le lacrime che saluta tutto il suo pubblico con la commozione generale di tutti (anche se fino a Melbourne 2018 nessuno di noi è certo di non vederlo schierato).
La Ferrari ha convinto e ha convinto anche la Mercedes, come sempre. Questo non può modificare il mondiale appena concluso ma può di certo far guardare con positività quello futuro. La Casa di Maranello, nonostante i giudizi negativi è riuscita a portare a casa cinque vittorie, cosa che non accadeva da anni, quindi direi che il bicchiere di caipirinha è decisamente mezzo pieno.
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