F.1 GP Francia, come è dura l’avventura dell’inviato senza paura

di Paolo Ciccarone
Che bello, fai il giornalista e segui la F.1! Posso portarti le borse e venire con te? Questa frase è stata ripetuta centinaia di volte quando si spiega che lavoro fai e allora, visto che la fila per portare le borse è lunga, tanto vale raccontare cosa succede ogni tanto ai GP. Per la gara francese si parte in auto, stavolta una Renault Gran Scenic, proprio perché la gara è in territorio francese e Renault la fa da padrone. Quindi, noblesse oblige, e partiamo alla scoperta del Paul Ricard con una vettura comoda, risparmiosa e per fortuna mangiachilometri senza problemi. Tutto regolare fino a Nizza, da lì cominciano le code, superate con affanno dopo aver pagato i soliti pedaggi ai tanti caselli. Tariffe da 1,20 euro fino a 2,40. Purtroppo nello spazio di un paio di km alla volta, per cui stress, rottura di scatole etc etc.
Attorno a Tolone si rimane imbottigliati nel traffico. L’autostrada funge da tangenziale e quindi ci si ritrova con i locali che tornano a casa dopo il lavoro. File lunghe, viabilità critica. Milano e tangenziali sono di lusso in confronto, visto che abbiamo alternative che qua mancano. Finalmente arriviamo in hotel. Oddio, parola grossa. Siamo allo svincolo autostradale, prezzo 158 euro a notte con camera piccola in cui in inverno ci tengono i conigli o i polli a 50 euro a notte. Ma c’è il GP e quindi le topaie diventano hotel di lusso. Il B&B vicino, dove alloggia il collega, da 48 euro è passato a 139. Però la briosche e il cappuccino della macchinetta sono inclusi nel prezzo…
Si va al centro accrediti vicino al circuito. Stanno per chiudere però ci mollano il pass supplementare come previsto, si pensa di andare in pista ma è già tutto chiuso per cui si ritorna venerdì in orari decenti. Cena a Bandol, ristorantino sul mare, menù ospedaliero, nel senso che avevano due o tre cosette (a prezzo raddoppiato ovvio) e scoperta dello yacht che ospita Hamilton e compagnia fermo in rada. Curiosità da parte di tutti, foto ricordo e poi in albergo a riposare. Oddio, parola grossa perché fra il sistema di aria condizionata (sempre per l’allevamento dei conigli di cui prima) e il rumore dello svincolo autostradale, non rendono la notte serena.
Il porto di Bandol, luogo di ritrovo e cene…ospedaliere!
Arriva l’alba in un colpo, auto, computer e via in autodromo. In pista ci si arriva rapidi, senza problemi. Sta a vedere che hanno risolto i problemi di traffico. Infatti li hanno risolti perché non c’è nessuno! In pista la giornata scorre al solito, senza colpi di scena a parte la conferma del verdetto di colpevolezza per Vettel. Ritorno in hotel la sera sulla solita stradina tutta curve e decisione di andare a mangiare a Tolone in riva al mare. Questo in teoria, perché appena entrati in città è tutto bloccato. Non si muove una foglia, auto ferme, sul marciapiede o sugli spartitraffico…
Si trova un parcheggio sotterraneo, facciamo la fila per entrare e una volta dentro, sorpresa: si gira in tondo per 15 minuti perché non c’è un posto e quindi si deve uscire ancora. Ci si immette sulla strada di ritorno, solo che un fenomeno col camioncino ha deciso di parcheggiare ostruendo la strada! Attesa, clacson che suonano e autista che con fare infastidito rimuove il mezzo lasciando libera la corsia. A questo punto, ore 22, dove andare a mangiare? Mentre si esce da Tolone si vede una piazzetta, parcheggio sotterraneo vicino, decisione rapida. Ci si ferma, si molla l’auto che, nonostante le dimensioni si destreggia nei vicoletti della zona, e troviamo l’unico ristorante aperto.
Un kebab. Vabbè, basta mangiare, ma andando a piedi verso l’insegna luminosa, cominciamo a capire di essere finiti in un quartiere arabo. Algerini e tunisini la fanno da padrone, ci guardano male, siamo intrusi nel loro territorio ma la fame è tale che andiamo decisi e con sguardo cattivo verso il ristorante. Il proprietario ci vede, ci fa sedere. Ci chiede cosa vogliamo mangiare ma la scelta è davvero limitata per cui prendiamo quello che c’è. Kebab con verdure. Ci chiede di dove siamo. Italiani, rispondiamo. E lui con fare orgoglioso ci illustra tutto il tragitto da Tolone a Brindisi col traghetto fino a Istanbul. Si sente straniero in Francia, ama l’Italia e coi tunisini e algerini non sembra esserci un buon rapporto. Ovvero, anche fra immigrati che condividono lo stesso quartiere, esistono difficoltà ma tutti si sono ritagliati il loro spazio e si convive. Anche se tutti ci guardano strano. Infatti siamo l’attrazione del locale, che da quella sera ha il tocco internazionale che mancava: due italiani a cena in un kebab turco in un quartiere arabo in una periferia francese.
Il mezzo di trasporto usato per questa gara comodo risparmioso e confortevole: Renault Gran Scenic
Paghiamo, ci alziamo e veniamo seguiti dagli sguardi curiosi della gente. Procediamo con calma, salvo poi salire in auto, chiudere le portiere e tirare un sospiro di sollievo: dove cavolo siamo finiti!!! Altra notte, altro rumore e altra alba. Giornata in pista serena, serata a La Seyne Sur Mer e ristorantino vicino al porto. Posto carino, la Griotte, cameriera gentile, anzi proprio bona, e menù costoso. Una piccola orata alla griglia 27 euro, acqua 6 euro. Un paio di gamberoni 26 euro. Ci si faceva la spesa per tutta settimana. Carne? Certo, hamburger a 22 euro, quindi dovendo mangiare, si piglia quello che arriva.
La orata non era male. Nel senso che la sua morbidezza era tale da poterci risuolare le scarpe alla bisogna, i gamberoni invece potevano essere usati come arma impropria, ma si sa è il bello del viaggiare, scoprire il mondo e sentirsi invidiati da amici e conoscenti. Domenica mattina, fine dei giochi. Finalmente in pista traffico inesistente (e tribune sempre vuote), l’arrivo nel paddock è vista come una liberazione. Manca poco alla gara, ma mentalmente è finita. Stanotte si torna a casa, 700 km di autostrada, speriamo poco traffico e a casa un bel piatto di pasta come si deve. Anche questa è la vita dell’inviato. Dalla Francia, per ora, è tutto.
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