F.1 Gp Francia, come è dura l’avventura per un autografo!

di Giuseppe Magni
Ho trascorso più di quaranta anni della mia vita seguendo la Formula Uno dal vivo, negli autodromi. Gli autodromi europei, soprattutto quelli che hanno una lunga storia alle spalle, non sono luoghi che si possano definire ospitali. È sempre stata dura, durissima, la vita del tifoso. C’è sempre stato da sperare che non piovesse, altrimenti la vita diventava ancora più dura, ancora più difficile, specie a Spa, ma anche a Zeltweg o Monza. Ma c’è sempre stato un potentissimo motore a sorreggere questa vita: la passione. La passione ti fa superare qualsiasi cosa, perché ti fa sognare. E, quando sogni, non sentì la pioggia entrarti nelle ossa, nemmeno ti accorgi di esserti appisolato sul ramo di un albero. Aspetti lunghe ore, notti intere in posti impossibili, pur di vedere i tuoi idoli in pista, le tue macchine preferite. E sei sempre contento, felice di essere lì, anche se, alla fine di certi weekend, tornavo a casa così conciato che stentava a riconoscermi pure mia madre. Quando c’erano, ci sono in pista i campioni, l’adrenalina sale a tal punto che ti passa tutto, anzi, ti dà la forza di incitare, di gridare, di far esplodere un entusiasmo irrefrenabile, puro, enorme. E, dopo una notte all’umido del bosco, ti senti meravigliosamente. E ti viene spesso da piangere, non riesci proprio a trattenerti…
Immaginate cosa possa succedere ad un tifoso, un appassionato, il giorno in cui si trova al collo un pass, con cui può varcare le soglie del paddock, il paradiso in terra, sognato per decenni, tutti i giorni e tutte le notti. “Ah, se fossi dentro là, chissà quante foto con i piloti, chissà quanti autografi potrei fare. Magari potrei fare amicizia con qualche pilota, stare con lui nel box, mentre si cala, concentrato, nell’abitacolo del suo bolide”…. Ebbene, a me è capitato. Sta capitando. Dopo tanti, tantissimi anni da tifoso, zaino in spalla, adesso sono dentro, posso accedere al paddock, alla sala stampa e anche alla pit lane, quando non girano le macchine. Meraviglia delle meraviglie! L’emozione è davvero tanta, sempre, anche in questo momento in cui sto scrivendo queste note. Perché mi rendo conto della fortuna che ho, mi rendo conto di essere un privilegiato… Poi qui al Paul Ricard, ho deciso di portare un poster, di un grandissimo campione, con l’intento di farglielo autografare. Ed ecco che mi apposto poco lontano dai tornelli di ingresso paddock, quelli lato chicane sul rettilineo del Mistral, è da lî che entrano i piloti, i campioni, i miei idoli, i miei eroi…
Sono lî, in attesa, emozionatissimo. Entra Daniel Ricciardo, mi batte forte il cuore, mi avvicino, chiedo con cortesia un selfie. Lui sorride e accenna a fermarsi, mi avvicino, telefono in posizione, ed istintivamente una mano mi va a finire sulla spalla di Daniel. Chi lo accompagnava, subito me la toglie, quasi di forza, guardandomi in cagnesco. Che avrò mai fatto? Ho osato toccare il mio idolo? Ho il mio selfie, con lui sorridente, ma sono sconcertato, deluso…Poi arriva Sebastian Vettel, gentilissimo, di gran fretta, ma cerca di accontentare tutti, seppur senza fermarsi. Capisco tutto, ma anche una sveltina, seppur rapida, ha bisogno dei suoi tempi!
E il poster è sempre lì, che giace, che attende il campione…Poi entra un altro pilota, un grande, l’emozione è veramente tanta. Mi avvicino, chiedo un selfie, con gentilezza. Purtroppo anche con lui mi scappa una mano sulla spalla. “Non mi toccare!” Mi sibila lui. Sì, lui, uno dei miei idoli. Uno di quelli per cui dormirei ancora su un albero, pur di vederlo all’opera. Ma ora, proprio ora che il mio sogno da decenni di poterlo avvicinare si realizza, lui, proprio lui, mi dice cattivo di non toccarlo. Vi giuro che la mano era sulla spalla, mica altrove! Pazzesco… Non ci posso credere. La delusione è tanta…
Di lì a poco arriva Max Verstappen, gentilissimo, educatissimo, sorridente. Mi concede la foto fermandosi e sorridendo. E la mano sulla spalla, mannaggia a me, mi è scappata un’altra volta, non gli da alcun fastidio. Grazie, Max! Allora non sono tutti così! Allora c’è speranza! Se uno dei campioni più grandi della Formula Uno attuale è così disponibile, vuol dire che possiamo ancora commuoverci, possiamo ancora lasciar libere le emozioni, quando li vediamo in azione in pista. Grande Max, davvero…Intanto il poster è sempre lì. Il grande campione non arriva. Proviamo più tardi a chiedere ad una persona del suo ufficio stampa: mi serve solo un autografo, mi farebbe piacere. “Ah, per questo Gran Premio non è possibile!” “Devi provare al prossimo, però di giovedì”. Mi si gela il sangue… Ma come? Mica mi serve una intervista di due ore! Si tratta solo di un autografo su un poster!
E io, che da tanti anni sognavo il paddock, mi rendo conto che qui dentro hanno una percezione strana della passione che pervade i tifosi, che li attanaglia e li divora. Probabilmente è lo stare troppo qui al chiuso, senza mai prendere una boccata d’aria all’esterno, dove vibra la passione vera, sta facendo perdere a qualcuno il senso vero di questo sport. Che è fatto dai campioni, dalle squadre, ma anche dagli appassionati, di quelli che spendono una fortuna per un GP, anche solo in tv.Speriamo che siano stati episodi sfortunati, speriamo che la vera Formula Uno sia rimasta come Max, grandissimo Fuoriclasse sorridente ed educato. Speriamo…Per quanto riguarda il poster, vi farò sapere…. Alla prossima!
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